L’ex primo ministro dell’Estonia sta mettendo a punto un nuovo piano, una sorta di agenda digitale del vecchio continente, per abbattere barriere che resistono da troppo tempo. “Arriva agli inizi di maggio”. E parla anche di privacy, neutralità della rete, concorrenza, diritto all’oblio e roaming
IN TRINCEA sulla protezione dei dati personali: “Difenderlo è un obbligo assoluto”. Alla ricerca di un compromesso sulla neutralità della Rete: “Non tutto il traffico va trattato allo stesso modo”. Dallo scorso novembre Andrus Ansip, 58 anni, è vicepresidente della Commissione europea con delega al mercato unico digitale. Da primo ministro dell’Estonia è stato il fautore dello slancio tecnologico del Paese, oggi uno dei più connessi al mondo. A Bruxelles ha trovato una scrivania piena di dossier. Molti punti del pacchetto telecomunicazioni del suo predecessore, Neelie Kroes, restano incagliati, per esempio l’abolizione delle tariffe di roaming. Nel frattempo sta mettendo a punto il nuovo piano per abbattere le barriere sul mercato digitale europeo, ancora ben levate. Lo spiega a Berlino al margine di un convegno di settore, intervistato da un gruppo di testate, tra cui Repubblica: “Se io compro un film o una partita di calcio in un Paese devo poterla utilizzare in tutto il Continente, proprio come succede per i beni fisici”.
Il piano sta prendendo forma in queste settimane. Quali saranno le priorità?
“Abbiamo i 132 obiettivi della vecchia agenda digitale, molti dei quali non sono stati raggiunti. Cento proposte ci sono arrivate dai governi, una quarantina dai servizi interni della Commissione e altre ancora dagli operatori. Per questo non è ragionevole produrre un’altra strategia, voglio piuttosto focalizzarmi su delle azioni chiave, degli abilitatori. In Estonia per esempio abbiamo introdotto il principio “once only” (una sola volta, ndr). Dice che lo Stato non può chiedere a un cittadino la stessa informazione per due volte. Si è rivelato uno stimolo enorme per portare i database pubblici a dialogare tra loro. In Europa dobbiamo trovare abilitatori simili”.
Quando vedremo il documento?
“Verrà pubblicato all’inizio di maggio”.
Uno dei temi su cui insiste di più è il copyright: proporrà una nuova normativa?
“Non credo sia opportuno riaprire l’intero pacchetto sul copyright, è meglio procedere pezzo per pezzo. Un punto su cui voglio intervenire è il principio di territorialità. Se qualcuno compra un servizio, per esempio un film, in un Paese, deve averne accesso anche dagli altri. I blocchi su base geografica devono essere illegali nel mondo digitale, come lo sono in quello offline. Alcuni obiettano che così non si proteggono gli autori. Invece il modo per favorirli è permettere agli utenti di acquistare le loro opere, di pagarli, quando vogliono farlo, non certo impedirglielo. Un altro obiettivo è garantire agli scienziati, ma anche agli imprenditori, la possibilità di utilizzare strumenti per il mining di testi o dati. Un terzo concedere ad alcuni operatori, come le biblioteche, o categorie svantaggiate, come ciechi e disabili, un’eccezione al copyright su contenuti digitali”.
Ci sarà una nuova tassa a carico degli aggregatori di notizie come Google? Il commissario per l’Economia digitale Günther Oettinger ha detto che è un’ipotesi.
“Non ho ancora piani concreti su questo aspetto. Ma credo che si debba trovare una soluzione equa. Al momento alcuni (gli editori, ndr) si lamentano molto, altri sono molto soddisfatti. Significa che la situazione non è equa”.
A proposito di Google: la commissione di esperti che la società ha interpellato conclude che il diritto all’oblio andrebbe applicato solo in Europa. È d’accordo?
“Tutti devono rispettare le decisioni della Corte di giustizia, che si basano sulle norme del diritto europeo. Il caso è chiuso e dal mio punto di vista la sentenza riguarda tutto il perimetro in cui Google opera, sia l’Europa che il resto del mondo”.
Il Parlamento europeo si è espresso a favore della divisione di Google: le attività commerciali separate dal motore di ricerca. Come agirà la Commissione?
“Il tema compete al commissario per la Concorrenza (la danese Margrethe Vestager, ndr), io mi occupo di regole, non di singole società. Detto questo, la legislazione europea consente di avere una posizione dominante, a essere vietato è l’abuso, ostacolare altre società che vogliono accedere al mercato. So bene che è difficile fare concorrenza a Google. Ma anche nel mercato dell’aviazione sembrava impossibile rompere il monopolio di Boeing e invece l’europea Airbus ci è riuscita. Allo stesso modo credo sia possibile un motore di ricerca europeo, che magari non tracci i dati degli utenti”.
Sulla neutralità della Rete il Parlamento ha approvato un testo molto netto, dice che “tutto il traffico deve essere trattato allo stesso modo”. Le telecom replicano che offrire più banda a certi servizi è necessario per innovare. Da che parte sta?
“È decisivo trovare una definizione unica, europea, di neutralità della Rete, altrimenti rischiamo di averne 28, una per Paese. Secondo me il traffico simile deve essere trattato allo stesso modo, ma non tutto il traffico è uguale. Come sulla strada ci sono macchine e pedoni, così in Rete ci sono servizi che hanno bisogno delle frazioni di secondo, come le automobili connesse, e altri come gli Sms a cui basta il secondo. Ai primi si possono dedicare velocità maggiori, facendoli pagare, a patto che non rallentino il resto del traffico. Quindi divieto di blocchi e di throttling (rallentamenti volontari della linea da parte dei provider, ndr)”.
Tra i punti irrisolti del pacchetto Kroes c’è l’abolizione delle tariffe di roaming, su cui la presidenza italiana non è riuscita a creare consenso tra i governi. Perché?
“Perfino per me a volte è difficile capire da dove arrivino le posizioni dei Paesi membri. Le multinazionali come Vodafone, Deutsche Telekom o Telefonica hanno capito che il modello del roaming è passato. Che impedendo ai clienti di usare un servizio, se li fanno nemici. Eppure tra i governi è difficile trovare unanimità. Spero si possa trovare un accordo entro l’anno, ma non ne ho la certezza”.
I negoziati sul nuovo regolamento per la protezione dei dati non avanzano. Alcuni stati hanno paura sia troppo complessa da attuare, molte aziende che possa limitarle. Ci vuole un compromesso?
“Non accetto compromessi, non vogliamo approvare un testo tanto per chiudere la partita. Proteggere la privacy dei cittadini è un dovere. Ma è anche negli interessi delle aziende, perché i consumatori non usano un servizio di cui non hanno fiducia. Certo ogni punto va valutato nello specifico. La linea tra protezione e protezionismo, cioè cerare regole che impediscono l’accesso a un mercato, è molto sottile”.
di FILIPPO SANTELLI